martedì 22 dicembre 2015

Fatti bislacchi

Non è la morte che mi fa paura, ma il dolore, la preoccupazione
di un lungo periodo di sofferenza, l'incapacità di badare a se stessi nell'ultimo periodo, come tutti del resto...
Un chiodo
da      bara

         di Matteo Tassinari
E’ dall’inizio della mia vita che la morte m’insegue. Mai una volta che mi volto, nella speranza di non vederla, e invece eccola lì, a guardarmi. Lei sa il giorno, io no. Ma non è una paura. Dal giorno della mia nascita, anche la mia morte con lei è cresciuta, insieme, vita e morte. Per mano si sono tenute fin dal 1°giorno del trapasso che ancora deve venire. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, amico dopo amico, vigliacco dopo vigliacco, pugnalate e tutte le superficialità che ci si trova a 52 primavere sulle spalle e nelle palle. Alcune più rosee, certe insopportabili, altre un po’ più leggere, e le cose cambiano in connessione atipica, esistenze vissute come ti hanno detto.
 Meno atipico, è il vizio
il quale ognuno ha la pretesa di soffrire molto più degli altri per aver più attenzioni, ma sono solo menate. E' una presa per il culo per chi soffre sul serio. Chi pretende di impossessarsi del proprio dolore, è un' offesa per chi la malattia lo corrode davvero, a cominciare dalle periferie per arrivare dritto al cuore. Per farla breve: il mio decesso è iniziato durante la mia nascita. Come un orologio svizzero personale e di fiducia, perché può succedere che certe volte ti devi tagliar via le gambe per sfuggire alle trappole. Fare attenzione, oh voi che vivete, perché vivere può piacere da morire.
           La morte è ciò che la vita ha sinora
inventato di più solido e sicuro
Una persona che vive con tutte le sue forze perché ha paura, dove andrà? Da chi? Ci saremo? Non ci saremo? Il mistero della vita e della morte, dipende da che parte lo si vuol vedere. Chi era quel filosofo che sosteneva che si muore ad ogni istante? Emil Cioran? Soren Aabye Kierkegaard? Franz Kafka? Non importa, è nozionismo, e il nozionismo, nasce e cresce dalla stupidità, che prende origine dalla più insondabile delle superficialità.
Non vi è rimedio
Cercate di vivere in modo che la vostra morte rincresca anche all'impresario delle pompe funebri, tanto tra vent'anni sarai più infastidito dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. Perciò molla gli ormeggi, esci dal porto sicuro e lascia che il vento gonfi le tue vele. Un tempo, davanti a un morto, mi chiedevo: "A che gli è servito nascere?". Non v'è rimedio per la nascita e la morte salvo godersi l'intervallo. Ora mi faccio la stessa domanda davanti a ogni uomo vivo. Esplora. Sogna. Scopri. Muori.
La morte è    l'aroma dell'esistenza
Essa sola dà sapore agli istanti, essa sola ne combatte l'insulsaggine. Le dobbiamo all'incirca tutto. È forse questo che si cerca nella vita, nient'altro che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi, prima di morire? Un ingranaggio che spacca il capello in quattro, tutto accade senza che noi facciamo nulla.
                            Me ne accorsi
che stava camminando  sicuro, questo fiero sergente, è severo nella sua custodia della bara inchiodata, e non c’è nulla al mondo di più tosto di un chiodo da bara. Ogni volta che trascorro del tempo con una persona che sta morendo, m’è successo di più di quanto pensiate, succede un fatto bizzarro e bislacco e buffo per quanto balzano.
Sotto il suo soffio
In fondo la vita è un sogno da cui ci si sveglia con la morte e il fatto che sono morti non testimonia affatto che siano vissuti. Non v'è rimedio per la nascita e la morte salvo godersi l'intervallo. Rimane il fatto che il dolore è il gran maestro degli uomini. Sotto il suo soffio si sviluppano le anime, scriveva Marie von Ebner-Eschenbach, che non fu certo né una rivoluzionaria, né una femminista arrabbiata, ma una nobildonna appassionata di letteratura che seppe analizzare con arguzia il mondo delle donne di tutte le classi sociali e con tenacia encomiabile riuscì ad imporsi in un ambiente che alle sue ambizioni di scrittrice aveva guardato a lungo come a un’innocua stravaganza, scrittrice e premio Nobel per la Letteratura, famosa anche per quella frase stupenda scritta all'incipit del suo libro L'albero bruciato “Più di uno crede di avere un buon cuore, invece ha soltanto nervi deboli", come dire: perdona sempre i tuoi nemici, nulla li farà più arrabbiare. Solo parole.
     La morte è equa
Parlare di morte
è come parlare di denaro, noi non sappiamo né il prezzo né il valore. Tant'è vero che i giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perché la morte è potrebbe essere l'inizio del secondo tempo? In ogni caso, la morte, si sconta vivendo. Sono paralleli che mi fanno impazzire, non in senso negativo, ma per offrire, come la morte è un’usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare. La morte è ciò che la vita ha sinora inventato di più solido e sicuro e come tutti gli uomini sanno dare consigli e conforto al dolore che non provano, sono tutti specialisti nulla. Il dolore è ancor più dolore se tace. Mentre l'assuefazione a soffrire induce a vivere le gioie come eccessi contro natura, disordini di cui è conveniente tacere. La gioia contagia, il dolore isola.
  Morire non     è nulla,
non    vivere è spaventoso
Ci sono due momenti nella vita di un uomo in cui egli non dovrebbe speculare: quando non può permetterselo e quando può. Non si tratta solo della fine dell'esistenza. Le frasi sulla morte dimostrano, spesso, la capacità dell'uomo di far fronte a un avvenimento tanto importante, sia dal punto di vista antropologico che da quello religioso. C'è gente tanto brava da scrivere due libri contemporaneamente, esattamente, il primo e l'ultimo. Morire non è nulla, non vivere è spaventoso. Parlare di morte è come parlare di denaro. Noi non sappiamo né il prezzo né il valore. Con tutta probabilità, la morte, è la più grande invenzione della vita o più semplicemente spazza via il vecchio per far spazio al nuovo. Posso riassumere, dopo tutte le cianfrusaglie scritte, in tre sole parole cosa ho imparato dalla vita, che la vita continua. Verso dove? Non lo so.