Come in
una
Qasba d'angiporto
di Matteo Tassinari
Faber era enormemente divertente e divertito e non il musone da palcoscenico o l'anarchico incazzato, come dice Villaggio in un’intervista che circola su Youtube da anni e pure questa volta, come al solito, Fantozzi non ha perso l’occasione per essere, LUI, al centro del racconto, indiscutibilmente il suo più grande amico. L'ego di Villaggio lo porta ad essere vanitoso d'essere stato il miglior amico di De André, che in privato aveva la battuta sempre in giunco e strappare il più possibile sorrisi e speranze.
Basta. Questa volta non m'inerpicherò nel cercare il birignao o lo sparagnao letterario migliore o la sintesi più incantevole o seducente come un calembour ad hoc per la rituale celebrazione della nascita di Fabrizio De André. Era un libero battitore e dovunque andasse non era lui che andava e prendeva, ma erano gli altri che lo vampirizzavano in tutti i modi, anche un sorrisetto o un banale autografo durante il consueto post-concerto dal mitico poeta in musica, colui che non convincere più nessuno ch'era il miglior poeta del secolo scorso.
Soggiogati dal potere
Rimanere sempre sbalorditi dal suo tratto personale, quello che conosci solo frequentandolo, non lo percepisci ad un concerto, per favore… Imponente anche quando vorrebbe non esserlo, come un capo indiano. Dovunque andasse, Faber era sempre il centro della scena, sfortuna per uno che qualche volta, anzi spesso, vorrebbe starsene per i fatti suoi. In questa figura da Cheyenne consumato in ingiustizie e soprusi, non gli dispiaceva però.
Come rivendicava il suo diritto a sputare sulle cose che gli venivano imposte da chiunque senza il suo contributo. Ma ben venga. Non è una vita semplice, negli anni '60 inventare uno stile nuovo nel paludato mondo Italico di sanremese, quando l'interprete più trasgressivo era Domenico Modugno.
La ballata
folk&beat
Per questo il bisogno anche di ritirarsi e dirci che quello che non aveva, era proprio ciò che non gli mancava, la visione alternativa della propria esistenza emergente in quel periodo di cambiamenti innegabili per chiunque. Da questa frenesia vitale nascono tutti gli esperimenti mirabili nel suo scrigno damascato. Inutile a ripetere sempre i suoi lavori, chi li conosce è a posto, chi non lo conosce si dia una mossa.
antidoto
pubblico
Il primo concerto di De André a Sarzana nel 1981, è un momento terrificante per Faber. Esporsi al suo primo concerto, era un vero e proprio trauma per la sua sensibilità. Così lo affrontò con molto whisky (una bottiglia di Jhonny Walker, quello con l’etichetta storta) in corpo per la tensione che questa situazione creava e il liquore placava.
Vicoli
&
ghetti
Cantò e suonò solo, non disse una parola per le due ore e mezza di concerto, se non per presentare i suoi musicisti che lo accompagnavano in tournée. C'è voluta un'ora netta, prima che uscisse dal camerino. A spingerlo fuori due amici: Paolo Villaggio ed il regista Giuseppe Ferreri. Come disse di se stesso: "Non sono un uomo di spettacolo, non so controllare i muscoli facciali. Bisogna essere allenati ed io non lo sono. E’ un gioco che non sono allenato a fare!".
Arriverà ad affermare che le sue canzoni gli piacciono solo prima che vengano cantate in pubblico, dopo, cantate davanti a tanta gente, pubblicate, perdono di autenticità e non gli piacciono più. Forse, proprio questa ricchezza di sentimenti che lo animavano, era una delle doti maggiori di Fabrizio, doti che si fondano nel coraggio ed in una coerenza sempre in movimento davvero rara nella società del dopoguerra.
Ecco che il percorso artistico di Faber ha inizio sulla pavimentazione umida di un carruggio genovese, di "Via Del Campo", prolungamento della famosa via Pre, la zona dell'angiporto genovese (una cittadella nella città), strade proibite di giorno, ed ancor più di notte. Vicoli considerati come ghetti cittadini, con Faber che riesce a dimostrare come esista in quel posto, invece, un'umanità segreta perché respinta, fuori dalle regole stabilite, prostitute, "carini", marginali sociali, figli delle nuvole, disertori di guerra. Tutti vivevano li, nella loro cattiva strada, dove tutti trovano un po d'amore, perché non si nega a nessuno, neppure ad un assassino.
...e da ogni schema
Sebbene nato a Genova, Fabrizio, vive con la famiglia nella campagna Astigiana a causa dell’aggravarsi della situazione bellica. Nel dopo guerra farà rientro in Liguria. I genitori vorrebbero che studiasse violino mentre Faber, dopo gli ascolti di George Brassens, avviene un folgorante incontro con la musica che trasporta nelle canzoni dei suoi primi album. Già segnalato a scuola per i suoi comportamenti “fuori dagli schemi” finisce per diplomarsi al liceo classico Colombo. Faranno seguito, alcuni corsi di lettere e di medicina, presso l’Università di Genova, poi la facoltà di Giurisprudenza, ispirato dal padre e dal fratello Mauro (brillante avvocato e uomo di fiducia di amministratori delegati importanti, il contrario di Faber). Ma mancano sei esami alla laurea, quando Fabrizio interrompe gli studi per seguire la sua strada: la musica.
I Gigli del recinto
Quello sciocco
dossier
Frequenta alcuni amici come Tenco, Bindi, Lauzi, il poeta tossicodipendente Riccardo Mannerini morto quasi cieco suicida e con egli scrive "Il cantico dei drogati" e inizia a suonare più motivato e più alcolizzato. "Quando bevi, la fantasia viaggia sbrigliatissima" diceva un Faber 30enne.
Alcol, donne, prostitute, Faber non si fa mancare nulla, ogni tipo d'esperienza lo incuriosisce e lui l'esplora con tutti pericoli che questo comporta, fisici e psichici, come i Gigli nel proprio recinto. Spesso in strada fra i gigli del popolo, oppure assieme al suo amico Pepi Morgia, Bubbola, Pagani, Villaggio frequentando con lui anche delle navi da crociera come animatori artistici per le feste di bordo.
Pepi Morgia, amico di Faber e suo tour manager |
Storie ridicole a sentirle raccontare, storie sbagliate, da una botta e via, come quella messa in note e dedicata all'assassinio perpetuato dello Stato italiano di Pier Paolo Pasolini ad Ostia da Parte dei Servizi segreti italiani, che poi si occuparono, negli anni a venire, anche di De André, accusandolo di sostenere le B.R.. Uno sciocco dossieraggio targato anni '70 e con questo ho detto molto, quando le forze dell'ordine erano in mano a Cossiga o Andreotti.
Arriverà il suo primo amore, Enrica Rignon detta “Puny” dalla quale avrà il figlio Cristiano, ma con lei avverrà la separazione intorno all'inizio degli anni ’80. "Puny", fa parte ancora di quel mondo borghese a lui sempre andato troppo stretto e di cui è stato uno splendido traditore di classe, denunciandone tutti i privilegi dei ben pensanti e di chi è abituato a farsi ascoltare piuttosto che ascoltare. Fra il matrimonio e la nascita del figlio Cristiano, Faber si rende conto che deve fronteggiare al mantenimento della famiglia e la sua attività, all'epoca, offriva scarsi proventi economici. Dunque sceglierà di interrompere la musica per portare a termine gli studi e trovare un "serio" lavoro.
"E adesso imparo un sacco di cose in mezzo agli altri, vestiti uguali, tranne qual è il crimine giusto per non passare da criminali, C'hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane, ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame". Grazie Fabrizio. E 'fanculo a chi pensasse che sono sconfinato nella retorica.